Alzheimer

La Malattia di Alzheimer è la più comune forma di demenza. Per demenza si intende una perdita significativa delle funzioni mentali superiori (memoria, linguaggio, intelligenza, capacità di controllo del comportamento, orientamento spaziale, attenzione ecc.).
La malattia è caratterizzata dalla morte di cellule cerebrali (neuroni), particolarmente in quelle aree del cervello deputate alla memoria e alle altre funzioni cognitive.
Il Morbo di Alzheimer è nella stragrande maggioranza dei casi sporadica. In una piccola percentuale (meno del 5%) è invece ereditaria.
Nella malattia si verificano dei processi degenerativi con accumulo di sostanze nel cervello (beta-amiloide e proteina tau) che portano a morte i neuroni.
I 10 sintomi e segnali del morbo di Alzheimer:
1. andare in confusione ed avere dei vuoti di memoria,
2. non riuscire più a fare le cose di tutti i giorni,
3. faticare a trovare le parole giuste,
4. dare l’impressione di avere perso il senso dell’orientamento,
5. indossare più abiti, uno sopra all’altro, come se non si sapesse vestire,
6. avere problemi con il conteggio dei soldi,
7. riporre gli oggetti in posti inconsueti,
8. avere sbalzi d’umore senza motivo,
9. cambiare carattere,
10. avere meno interessi e meno spirito d’iniziativa.
Quando sono visibili almeno quattro di questi campanelli d’allarme è bene confrontarsi con il proprio medico.
Il principale fattore di rischio non modificabile è l’età; la prevalenza della patologia aumenta esponenzialmente a partire dai 60 anni, con valori che raddoppiano ogni circa 10 anni. Anche il sesso femminile è riconosciuto come un fattore di rischio per lo sviluppo della malattia, essendo questa circa due volte più frequente nelle donne.
I principali fattori di rischio modificabili invece sono associati allo stile di vita: comprendono il fumo di sigaretta, l’assunzione di alcool, l’alimentazione, l’obesità e la sedentarietà. Influiscono sullo sviluppo dell’Alzheimer anche i fattori di rischio cardiovascolari, come il diabete, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia e l’iperomocisteinemia. In ultimo, altri fattori modificabili sono la bassa scolarità, una storia di traumi cranici.
Prevenzione
Diversi studi hanno analizzato l’effetto di modifiche dello stile di vita sull’incidenza di demenza, dimostrando che, in termini di prevenzione:
• Interventi volti a ridurre diminuiscono 50% l’incidenza della demenza
• L’utilizzo di statine per contrastare l’iperlipidemia non previene la demenza.
• La dieta mediterranea è associata ad un declino cognitivo più lento perché permette di tenere sotto controllo i valori di colesterolo e trigliceridi nel sangue, nonché i valori di pressione arteriosa. A rallentare il declino cognitivo possono contribuire evitare il fumo e la regolare attività fisica.
Molte persone anziane affette da demenze o Alzheimer, sviluppano alcuni disturbi comportamentali che possono portare ad un peggioramento delle condizioni vitali e psicologiche. La terapia farmacologica, nonostante sia necessaria e utile al malato, spesso non è in grado di arrivare alla riduzione di tali disturbi, per cui entrano in gioco delle Terapia non Farmacologiche (TNF) in grado di alleviarli. La terapia della bambola è un metodo particolarmente utile ad aiutare la diminuzione di alcuni disturbi del comportamento.
COME FUNZIONA LA TERAPIA DELLA BAMBOLA?
Grazie al contatto visivo, alla manipolazione tattile e al dialogo con la bambola, nel Paziente affetto di Alzheimer si possono diminuire disturbi del comportamento quali agitazione, ansia, apatia, disturbi del sonno, irritabilità, depressione. L’oggetto bambola riveste gradualmente un significato simbolico che ha l’obiettino di alleviare i disturbi comportamentali, stimolare i processi attentavi, facilitare i processi emozionali, stimolare il dialogo e la capacità relazionale, facilitare il rilassamento, stimolare la memoria.
Non sempre la TV è uno strumento di compagnia per un malato di demenza: in alcuni casi il paziente si tranquillizza, in altri il soggetto malato può essere fortemente disturbato dalle immagini.
Lo SPECCHIO può essere un’altra fonte di disturbo poiché capita che il malato non si riconosca: si assiste infatti a un mancato allineamento tra la figura percepita nel riflesso e il tempo mentale che risulta essere fermo a 20/30/40 anni antecedenti. Cambiando la memoria personale, il malato con demenza vede riflesso un estraneo e non se stesso.
I farmaci normalmente usati sono antidepressivi, neurolettici e ansiolitici.

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